PITTORE LIGURE DEL 900

Un grande pittore ligure del '900

 

 

 

 

Il paesaggio del Monte è il motivo centrale della sua ispirazione artistica del pittore ligure Rubaldo Merello. Nella sua pittura gli aspetti reali del paesaggio sono facilmente riconoscibili, ma nelle sue raffigurazioni c'è un qualcosa che lui solo vede e trasfigura. Le pendici aspre del Monte, gli intrecci nodosi dei rami, le splendide scogliere e il mare fiorito di pagliuzze incandescenti; i casolari affossati nella campagna o le case aggrappate alle aride pietre sono osservati dall'artista, nelle continue variazioni della luce atmosferica. Merello dipinge San Fruttuoso sotto le più diverse angolature e, in ogni possibile tonalità di luce: ritrae la cupola dell'Abbazia, la forma del campanile, la scalinata dell'antico monastero, secondo le più varie soluzioni di tonalità cromatiche. Tramonto a San Fruttuoso, Scalinata al convento di San Fruttuoso, Risacca o Baia di San Fruttuoso, Mareggiata a San Fruttuoso, Le luci della Riviera o Mattino a San Fruttuoso sono alcuni dei titoli dei dipinti: quasi l'autore volesse indicare, nella ripetizione del nome, l'importanza che il piccolo borgo aveva nella sua ispirazione.

Le strutture del Monte, i vertiginosi strapiombi, le bellissime scogliere, vengono risolti con la più ampia libertà dell'impasto cromatico.

Quella antichissima chiesa, i pini e gli olivi, quelle piccolissime cale, il miracolo improvviso della luce, che s'infiltra nella trama sottile dei rami, gli davano la possibilità di dare un volto all'inesprimibile che gli urgeva dentro. Una ricerca inconsapevole del divino, inteso come qualcosa di assoluto e trascendente, congiunta a un desiderio spasmodico di contatto tra luce e materia, pervade l'opera intera dell'artista.

Era nato nel 1872 a Sondrio da genitori liguri. Tornato pochi anni dopo a Genova vi frequentò l' Accademia Ligustica di Belle Arti e vi apprese la tecnica del divisionismo. Nel 1906 si stabilì a San Fruttuoso di Camogli, dove il pittore iniziò il suo viaggio "metaforico" e interiore.

Nel 1913 gli morì un figlioletto e questa morte lo lasciò inconsolabile.

ll suo modo di interpretare la natura venne osservato e apprezzato dal critico Paolo De Gaufridy e la sua opera, per quanto appartata, suscitò l'interesse e l'attenzione di grandi intenditori d'arte.

La natura, negli ultimi dipinti, è imbevuta in una luce azzurra, intesa soprattutto come uno stato poetico e illuminante della coscienza, e viene trasmessa dal pittore secondo la sua ostinata e metafisica interpretazione della realtà.

La critica del suo tempo dimostrò scarsa attenzione per la sua opera: lesse i suoi dipinti in chiave divisionista, anche se Merello non ebbe mai una conoscenza scientifica di quella tecnica.

Soltanto Cesare Brandi intuì che l'opera di Merello si accostava soprattutto ai grandi isolati europei -Munch, Bonnard- prima ancora che alla pittura italiana dell'epoca, priva ancora di un respiro veramente europeo.

 

Come osserva Gianfranco Bruno il solo Sacchetti tra i contemporanei dimostrò comprensione vera per l'arte di Merello. Scrive infatti Sacchetti: "quel rettangolo di paese che egli dipinge, pur essendo mutilato della cornice, vive intensamente la sua ora cosmica in un'abbacinante fissità […]. Merello ha scoperto che tutte le forme organiche vivono sommerse in un bagno turchino che è il colore dell'infinito; per lui, l'ombra e la luce hanno una cupa intensità siderale e le ombre sono intrise della serenità dei grandi spazi, dove la luce passa senza fermarsi".

Nel 1914 Merello abbandonò per sempre San Fruttuoso e si trasferì a Portofino.

Nel 1921 l'amico Sem Benelli lo invitò a partecipare, con sue opere, alla Primaverile Fiorentina. Merello non giunse in tempo: la morte lo colse il 31 gennaio 1922: "Pochi popolani e pescatori accompagnarono la salma del grande artista al cimitero di Portofino e ne coprirono di alloro il tumulo"(Orlando Grosso).

 

 

Commenti