I: [c_fans] Il pastore e le pecore





 

Salve a tutti.
Segnalo l'uscita (e l'imminente presentazione, il 29 ottobre ad
Agrigento) di un libro che, come potrete leggere nell'articolo che invio in
calce, "vuol essere una risposta "a distanza" data ad Andrea Camilleri, che nel
2007 aveva riportato l'attenzione sulla vicenda del presule con il suo "Le
pecore e il pastore" ove focalizzava soprattutto l'aspetto per lui più
sconcertante, il presunto "sacrificio" di dieci giovani monache del monastero
benedettino di Palma di Montechiaro".
Tanto si doveva
u Presidenti

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La Sicilia, 23.10.2013

Agrigento 1945, il
Pastore e le pecore

Verrà presentato il 29 ottobre, alle 18 nella chiesa
dell'Immacolata di Agrigento, il libro "Il pastore e le pecore" di Vincenzo
Lombino. Interverranno Enzo Lauretta e Calogero Mannino, modererà Angelo
Chillura.

Vincenzo Lombino, docente di Patristica nella Facoltà Teologica di
Sicilia a Palermo e nello Studio Teologico S. Gregorio Agrigentino, ha
analizzato la figura di mons. Giovanni Battista Peruzzo, vescovo di Agrigento
preso a fucilate nel luglio 1945 e sopravvissuto all'attentato forse ordito dai
latifondisti. Il libro, edito dal Centro Studi Cammarata di S. Cataldo (diretto
da don Massimo Naro) e dalla Lussografica di Caltanissetta, vuol essere una
risposta "a distanza" data ad Andrea Camilleri, che nel 2007 aveva riportato
l'attenzione sulla vicenda del presule con il suo "Le pecore e il pastore" ove
focalizzava soprattutto l'aspetto per lui più sconcertante, il presunto
"sacrificio" di dieci giovani monache del monastero benedettino di Palma di
Montechiaro che si sarebbero lasciate morire proprio per impetrare la
sopravvivenza del loro vescovo. Insomma dieci vite date in cambio di una, un
sacrificio offerto a Dio e da Dio accettato se è vero che il vescovo si salvò,
per come avrebbe scritto a Peruzzo (11 anni dopo i fatti) la madre badessa del
monastero.
Un suicidio-martirio di massa, dunque? Una questione decisamente
inquietante, oltre che sul piano umano, sul quello prettamente religioso: ed
ecco dubbi, interrogativi, riflessioni di un Camilleri che non trova risposte.

«Il romanzo di Andrea Camilleri - scrive oggi Lombino - tocca, in pratica, la
questione del sacrificio di sé e centra ancora una volta un argomento quanto
mai vivo e dibattuto nelle tribune culturali dell'occidente. Senza scendere
nella polemica, noi abbiamo voluto raccogliere lo spunto, se vogliamo, la
"provocazione" dello scrittore sulla questione morale cristiana circa
l'oblazione della propria vita». E rilancia l'interrogativo: «Se il martirio è
martirio "volontario", è lecito per un cristiano, e per l'uomo in genere,
alienarsi il bene della vita? ».
Su questo tema Lombino prova a far parlare nel
suo libro lo stesso Peruzzo, anche tramite la pubblicazione (per la prima
volta) di sei omelie, riportate in appendice ove si riscontra inoltre uno
scritto dallo stesso inviato a papa Pio XII per ragguagliarlo sull'attentato
del 1945 subìto nell'eremo della Quisquina. Sull'episodio viene comunque
confutata la tesi Camilleriana della presunta matrice mafiosa, e ribadita
quella della vendetta di un componente la comunità dell'eremo, dedito alla
delinquenza e per questo allontanato da Peruzzo. Così come non risulta dai
registri la morte delle dieci giovani monache (ma solo di alcune e a distanza
di anni): e su questo Lombino sostiene che la badessa abbia detto una bugia al
suo vescovo «formulata per ricavarne qualche vantaggio e in ogni caso non
giustificabile».
Walter Guttadauria

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