INTERVISTA A WALTER VELTRONI



                                                    INTERVISTA  A WALTER VELTRONI 



1) Walter quale evento ha stimolato la bellissima idea di fare un film sulla figura del carismatico Enrico Berlinguer?

Era già da un po' che riflettevo sulla figura di Berlinguer e sul ruolo che egli ha avuto non solo sulla scena politica italiana ma anche nella formazione e nei sentimenti delle persone che hanno avuto la ventura di conoscerlo. Ho iniziato a raccogliere materiali, a consultare gli archivi del Gramsci e ho pensato che, per esprimere le idee e le sensazioni che suscitavano le riflessioni su di lui, non mi sarebbero bastate le parole. Sono un grande appassionato di cinema e ho sempre pensato che le immagini abbiano una capacità evocativa e una capacità di parlare superiore alle sole parole. Ho capito che il modo migliore per raccontarlo sarebbe stato un film. E mi sono gettato a capofitto in questa sfida per me nuova.


2) A ben 30 Anni dalla sua improvvisa Morte ( 11 Giugno 1984) possiamo ritrovare una personalità politica attuale che lo possa degnamente rappresentare ? Con la sua Morte , secondo te , muore anche il Glorioso Partito Comunista Italiano ?

Sinceramente credo sarebbe sbagliato tentare dei paragoni coi protagonisti di quella vicenda storica e quelli di oggi. In fondo il mio film non è solo il racconto di una personalità grandissima, ma quello di un'epoca piena di speranze e di contraddizioni, di generose spinte in avanti e di furiose reazioni. La fase di oggi non è meno complessa ma è lontana da quegli anni settanta e ottanta. Per quanto riguarda la seconda domanda io credo che la morte di Berlinguer sia uno di quei passaggi storici dopo i quali troppe cose mutano. E da questo punto di vista anche il Pci come lo avevamo conosciuto era destinato a morire.


3) Quando hai conosciuto personalmente Berlinguer stringendogli la sua Mano ? Quale Emozione hai provato in quel primo di una lunga serie di incontri ?

Nel film c'è il frammento di un Super8 che ho girato a Roma durante un comizio in piazza San Giovanni. Sul palco c'era Berlinguer, sotto ci sono io con quella che diventerà mia moglie. Proprio allora - siamo nei primi settanta - mentre ero impegnato nella Fgci romana ho avuto modo di conoscerlo e di stringergli la mano insieme a molti altri giovani. E per tutti noi ragazzi è stata una grande emozione.


4) Nell'intervista di Scalfari , quando Berlinguer descrive i partiti come macchine che devono soltanto acquisire consenso elettorale , possiamo affermare che la figura di Enrico riesce a preannunciare il degrado morale della nostra bella Nazione , paragonandolo alla figura del geniale Pasolini?

E' una intervista che ancora oggi impressiona per la lucidità dell'analisi. Sono parole certamente critiche nei confronti degli altri partiti che in quegli anni imboccavano la strada di una sempre maggiore sovrapposizione tra interessi interni ed istituzioni, tra strumenti di potere e scomparsa dei valori. Invito tutti a rileggerla perché Berlinguer intravvedeva anche il rischio che questa deriva poteva toccare il suo stesso partito. Non c'era in lui, quindi, il desiderio di una polemica politica c'era invece una analisi impietosa di meccanismi destinati a corrodere la democrazia.


5) Hai provato Rabbia e Delusione quando alle elezioni europee del 1984 il P.C.I. riuscì a sorpassare di pochi punti percentuali la D.C. ? Secondo te Berlinguer , dall'alto dei cieli , è rimasto compiaciuto per aver svolto una funzione sociale nella quale credeva fermamente ?

Perché rabbia e delusione? Quel risultato elettorale registrava un dato politico e un dato emotivo: quell'affetto, quell'Italia raccolta intorno alla sua persona morente e poi i suoi funerali hanno rappresentato non soltanto un omaggio per una persona speciale, ma anche un sussulto collettivo.


6) Walter , secondo te , sarebbe opportuno ricordare la figura di Enrico Berlinguer con eventi , dibattiti ed incontri nei circoli del P.D. ? Hai in mente una qualche iniziativa?

A trent'anni dalla sua morte il dibattito attorno alla figura di Berlinguer è più che mai vivo e presente, dentro i circoli del Pd e nell'intera società italiana. Io in queste settimane presentando il mio film ho incontrato migliaia di persone un po' in tutta Italia e continuerò a farlo.


7) Enrico Berlinguer non era un personaggio triste ma soltanto una persona onesta e sobria che s'interessava di tutelare il popolo lavoratore e realizzare gli ideali del Partito Comunista. Oggi cosa vuol dire essere Comunista ?

Sì, a Berlinguer questa immagine di uomo triste proprio non piaceva e aveva ragione: serietà, sobrietà erano nel suo carattere, ma anche una timida ironia e anche una allegria. Ha davvero ragione Jovanotti quando racconta che la sola presenza di Berlinguer fosse sufficiente perché in Italia la parola comunista non spaventasse neppure chi comunista non era. A qualcuno è sembrato incongruo che io abbia messo nel mio film oltre a molti autorevolissimi testimoni anche Lorenzo eppure lui è davvero il tratto di unione tra i protagonisti di allora e i ragazzi di oggi che non conoscono Berlinguer. Per questo è importante che ci sia.

 

8) Per concludere quest' intervista descrivi in poche parole , secondo te , chi era Enrico Berlinguer e cosa ha fatto per gli italiani ?

Un grande leader, un uomo speciale, un italiano che ha lasciato il segno. Ha tentato di tenere insieme l'Italia mentre tutto cospirava perché i legami di unità si spezzassero, ha difeso la democrazia negli anni di piombo.


                                                                                                                  Walter  Veltroni  

 




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