PONTE SUL BASENTO : UN' OPERA INFRASTRUTTURALE ONORE E VANTO DI POTENZA

                                                                           PONTE  SUL BASENTO 


Progettato dall'ingegnere italiano Sergio Musmeci a partire dal 1967 venne realizzato tra il 1971 e il 1976, concretizzando le teorie sul minimo strutturale del progettista, secondo cui “bisognava arrivare a delineare con una formula matematica una sola soluzione di natura statica per avere la certezza del migliore impiego, cioè il minimo peso, di una data struttura.

L’opera “d’arte infrastrutturale”, può considerarsi tra le più rappresentative della cultura architettonica del XX secolo in grado di anticipare temi e linguaggi della contemporaneità. Struttura complessa, organica, dalle forme inedite, realizza l’armonia tra ingegneria e architettura; la sua modernità fu commentata, in riferimento al suo progettista, da Bruno Zevi sull'Espresso nell'articolo: “Che artista, ha fatto un ponte!”


Per il celebre architetto e urbanista, il ponte Musmeci rappresenta l’esito di un “approccio creativo, che estrae dalla struttura le sue capacità espressive, fornendo un'informazione completa, limpida e affascinante delle funzioni cui risponde”.

“In alto, l'impalcato è una linea diritta e sottile, una piastra leggermente inclinata verso la città; sotto, curiose forme tridimensionali che ricordano le creste di un gallo ruspante o i copricapi delle suore ospedaliere in certi sogni di Federico Fellini, un guscio sottile che danza continuamente e nello stesso modo, sulla punta delle dita, a sostenere l'impalcato e appoggiare a terra, una membrana in cemento armato dello spessore di 30 centimetri, aumentato leggermente sui bordi, disegnata per esprimere sforzi uniformi e di sola compressione…

Il ponte inoltre sembra superare la dicotomia tra il mondo superiore della carreggiata e quello dei luoghi sottostanti: è il 'sotto' a essere lo spazio qualificato dall'infrastruttura, che riprende la fluidità e l'organicità del corso d'acqua e della natura”.

La particolarità della struttura è quella di essere costituita da una membrana unica di cemento armato con uno spessore uniforme di 30 cm, modellata a formare quattro arcate contigue, caratterizzate ognuna da un interasse di 69,20 metri e una luce libera di 58,80 metri tra gli appoggi.

La lastra unica di cemento viene sia tirata e deformata, per creare delle specie di dita che sorreggono l'impalcato che ospita la carreggiata stradale, sia ripiegata su se stessa per creare un quadrato di 4 archi di 10,38 metri di lato che sorreggono l'intero peso della struttura.

“Il Ponte è costituito da un impalcato a cassone sostenuto ogni 17,30 m da una sottostante volta che può essere considerata equivalente a quattro archi continui con interasse di 17,30 x 4 = 69,20 m e luce libera tra gli appoggi di 58,80 m. La continuità dell’impalcato è interrotta da giunti con appoggio a seggiola allo scopo di assorbire le deformazioni di origine termica; si formano così delle travi semplicemente appoggiate con una luce di 10,38 m sostenute da mensole di 3,46 m appartenenti a travi continue su 4 appoggi e tre luci di 17,30 m." Data la sua forma, non si è ravvisata la necessità di interrompere in alcun modo la continuità della volta”.

L’impalcato, largo 16 metri, presenta una sezione trasversale, con la soletta superiore di 16 cm e quella inferiore di 14 cm e con un'altezza massima di 1,30 m. È sostenuto, in punti arretrati di 2 metri rispetto al bordo, dagli archi rigirati verso l'alto del guscio.



Il 9 settembre 2016, ancora nell'ambito del Festival Città delle cento scale, la pancia del ponte Musmesci ha ospitato la performance di danza urbana acrobatica dei ballerini della compagnia francese Retouramont.

Nel 2017 è stato pubblicato il volume L'opera d'arte di Potenza. Il ponte di Sergio Musmeci, su iniziativa dell’Ordine degli Ingegneri di Potenza, con la collaborazione del MAXXI, del Consiglio Nazionale Ingegneri e del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Potenza. La pubblicazione, il cui progetto editoriale è stato curato da Effenove, racconta la storia del legame tra la città, il viadotto sul Basento e il suo progettista.

Nel 2015 è stato prodotto il documentario La ricerca della forma. Il genio di Sergio Musmeci, regia di Vania Cauzillo, soggetto di Sara Lorusso e Michele Scioscia, dalla casa di produzioni cinematografiche di Potenza Effenove, nell'ambito di un bando della Regione Basilicata e della Lucana Film Commission, in collaborazione con MAXXI, Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Ordine degli Ingegneri e Consorzio Industriale della Provincia di Potenza. Il documentario attraversa il percorso di ricerca di Sergio Musmeci, utilizzando la computer grafica per spiegarne teorie e progetti. A guidare il racconto è proprio la voce originale dell'ingegnere, recuperata in un'intervista del 1978.


Gianluigi Melucci Blogger 

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