LA LEGGE BASAGLIA COMPIE 40 ANNI

                                                                                     LEGGE BASAGLIA 


Quando Franco Basaglia nel 1973 sfondò con una panchina di ghisa la recinzione del manicomio di Trieste permettendo a Marco Cavallo (la grande statua di cartapesta del cavallo azzurro che rappresentava l'animale adottato dal nosocomio psichiatrico l'anno precedente salvandolo dal macello) e ai 600 "matti" dell'ospedale di vedere la luce del sole ha avviato quella rivoluzione culturale sfociata nella legge 180 del 1978 con la quale veniva abolita l'istituzione del manicomi ridando ai pazienti psichiatrici la dignità di esseri umani.

Prima della 180 era vigente la legge 36 del 1904, per la quale venivano internate nei manicomi le persone "affette per qualunque causa da alienazione mentale".

Dopo un periodo di osservazione, i pazienti potevano essere ricoverati definitivamente, perdevano i diritti civili ed erano iscritti nel casellario penale. I manicomi svolgevano, di fatto, un ruolo di controllo sociale dei soggetti deviati, dai malati di mente ai piccoli delinquenti, fino alle prostitute, ai sovversivi o agli omosessuali.

 Nel nostro Paese la rete dei servizi di cui fanno parte i Centri di Salute Mentale, i centri diurni e le strutture residenziali, conta 3.791 strutture in cui lavorano 29.260 dipendenti (57,7 ogni 100 mila abitanti).

Ci sono grandi differenze da regione a regione e in molte zone della penisola non riesce a verificarsi quel trinomio terapeutico ritenuto fondamentale per guarire dalla malattia mentale ovvero offrire al paziente supporto psichiatrico a livello farmacologico, psichico a livello emotivo e sociale per favorirne il reinserimento.

Basaglia, 40 anni fa, lo aveva capito e i suoi discepoli seguendo la cosiddetta Antipsichiatria (la corrente di pensiero di stampo anglosassone cui Basaglia aveva aderito) cercano di lavorare educando le "comunità terapeutiche". Non basta, infatti, curare il malato, ma bisogno operare a livello terapeutico sul contesto sociale nel quale la persona vive che si tratti della famiglia, del posto di lavoro o della scuola.

Insegnare alla società ad approcciare il disagio psichico è l'utopia di Basaglia visto che, al momento, la malattia mentale viene vista ancora con diffidenza e paura perché non viene compresa.


Gianluigi  Melucci  Blogger 

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