LA SFILATA DEI TURCHI : 29 MAGGIO 2018

                                                                         LA SFILATA DEI TURCHI


Ogni 29 maggio si tiene a Potenza la rappresentazione chiamata "Parata dei Turchi". Nell'antichità invece era celebrata l'11 maggio, ma a causa delle avversità climatiche venne posticipata alla data del 29 maggio.

La vulgata cittadina fa risalire la rappresentazione allegorica del 29 maggio alla pretesa invasione di Potenza da parte di un esercito turco, il quale avrebbe risalito il fiume Basento fino al capoluogo. I cittadini, impotenti dinanzi all'organizzazione militare degli invasori, si sarebbero rivolti così al vescovo, San Gerardo La Porta, e questi, invocando una schiera di angeli guerrieri, avrebbe compiuto il miracolo di liberare la città dai suoi nemici.

Appare tuttavia improbabile che, in tempi geologicamente recenti, il fiume Basento sia stato navigabile, inoltre non è storicamente riscontrata un'invasione turca riconducibile al periodo di S. Gerardo la Porta.

È più credibile, invece, che Gerardo la Porta, già vescovo di Piacenza, abbia cominciato a essere venerato come santo protettore della città (il protettore precedente era S. Oronzio, martire), dopo esservi stato mandato dalla Santa Sede per contrastare la diffusione dell'eresia Catara. Difatti, è certo che i Catari, nei primi decenni del XII secolo, estendessero le ultime propaggini nel sud Italia (pur avendo le loro maggiori comunità nel nord Italia e Oltralpe).

Vi sono tracce storiche, nel dialetto potentino (definito appunto un dialetto atipico per il sud Italia, con notevoli echi "gallici", e precisamente "Galloitalico"), che dimostrano una forte immigrazione, nel tardo Medioevo, di gruppi provenienti dal nord Italia e dalla Mitteleuropa.

È plausibile che le comunità catare, le quali assumevano la forma di forti e influenti clan religiosi, abbiano incontrato l'opposizione delle gerarchie cattoliche ortodosse, e che Gerardo la Porta, vescovo di Piacenza, abbia ingaggiato con loro uno scontro politico, fino alla neutralizzarne l'influenza presso la borghesia cittadina.

Da allora, probabilmente, la cittadinanza conservò con devozione la memoria del "liberatore", attribuendo col tempo ai "Turchi", il nemico per antonomasia delle popolazioni meridionali dei secoli successivi, il burrascoso evento e trasformandolo in una fantasiosa invasione armata.

Altre teorie fanno risalire la ricorrenza popolare ai festeggiamenti per la liberazione del re di Francia Ludovico, tenuto prigioniero dai Saraceni, festeggiamenti che sarebbero avvenuti a Potenza insieme all'autore dell'eroica liberazione, Ruggero I di Sicilia.

Tale avvenimento, che avvenne poco dopo la santificazione di Gerardo la Porta, sarebbe stato ritenuto una grazia concessa da un protettore celeste, che fu naturale riconoscere nel santo appena "fatto".

Secondo altri, similmente a quest'ultima ipotesi, si tratterebbe sì di una rievocazione di festeggiamenti militari, ma l'origine sarebbe la battaglia di Vienna del 1685, contro l'esercito musulmano schierato alle porte dell'Europa.

Un'altra tesi afferma che la tradizione della sfilata dei Turchi risalga al 24 giugno 1578, data in cui il conte Alfonso de' Guevara giunse in città. Il popolo organizzò una grande festa e attese il conte vicino al fiume Basento, ai piedi della città.

Vennero edificati tre castelli e venne simulata una battaglia con i turchi i quali vennero sconfitti e presi prigionieri. Quest'ultimo gesto voleva ricordare la battaglia di Lepanto del 1571.

L'avvenimento viene ricordato ogni anno il 29 maggio, giorno prima delle celebrazioni religiose in onore del Santo Patrono. La Parata parte da Piazza Beato Bonaventura (presso il Castello Guevara), percorrendo tutta Via Pretoria, fino ad arrivare in Viale Dante, dove si tiene la Quadriga di San Gerardo (a partire dal 2007 in sostituzione del Palio delle Sei Porte), una recente idea, quest'ultima, dell'amministrazione comunale.

All'interno della Sfilata dei Turchi viene portata a spalla, da devoti che indossano il costume tradizionale potentino, la cosiddetta "Iaccara", un fascio di canne e legna lungo circa dodici metri, del diametro di circa un metro e pesante circa una tonnellata. Si tratta di un'antica tradizione di cui è traccia nelle cronache storiche, ripresa, dopo oltre un secolo di abbandono, da giovani volontari della città, a partire dall'edizione 2009.

La Iaccara viene trasportata da circa 20 persone lungo tutto il percorso della parata storica, e viene manovrata grazie al coordinamento degli "iaccàri" con il "Capoiaccara", che dà ordini assistito da quattro aiutanti.

Durante la Sfilata della Iaccara una figura burlesca, seduta a cavalcioni sul fascio, apostrofa gli spettatori spiegando che la Iaccara non è di chi la porta, né di chi la guarda, ma è di San Gerardo.

La Iaccara, alla fine del percorso, viene innalzata a braccia, scalata dal Capoiaccara e incendiata in onore del Santo Patrono, ripetendo una simbologia tipica dei riti pagani, e in particolare della tradizione dei riti arborei lucani.

Gianluigi  Melucci  Blogger 

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