IL SOSPETTATO : IL NUOVO INEDITO DI GEORGES SIMENON (11/3/2019)

                                                                         IL   SOSPETTATO  

Quando, in una notte di pioggia scrosciante, Pierre Chave attraversa illegalmente la frontiera tra il Belgio e la Francia (dov'è ricercato per diserzione), non ignora che la sua sarà una corsa contro il tempo: per evitare che una bomba scoppi in una fabbrica di aerei nella periferia di Parigi, facendo decine di vittime innocenti, deve a ogni costo riuscire a trovare Robert, il «ragazzino» fragile, infelice e bisognoso di affetto – Robert che, dopo averlo venerato come un maestro, si è sottratto alla sua influenza lasciandosi indurre a compiere un attentato.

Lo scopo di Chave non è soltanto salvare gli operai della fabbrica, ma impedire che Robert si macchi di una colpa orrenda.

L'uomo è consapevole che la sua è una missione quasi disperata: su di lui pesano infatti i sospetti della polizia, e insieme quelli dei suoi stessi compagni, convinti di essere stati traditi.

Un romanzo à bout de souffle, uno dei pochi di Simenon, ha scritto André Gide, in cui il protagonista agisce dall'inizio alla fine «spinto da una volontà ferrea».



Come Balzac, Simenon racconta le storie "della piccola gente", la borghesia minuta che presto diventerà classe globale, tutti noi.

Eppure, in un'intervista, non mette l'autore della Commedia umana tra i suoi favoriti. «Simenon, per quel che ho potuto capirne» spiega Calasso, «è più attendibile quando scrive che quando parla con i giornalisti.

Il suo debito con Balzac è evidente, persino nel metodo di lavoro, nella capacità di ascoltare i discorsi per strada e riportarli sulla carta».

A differenza di Conan Doyle, che si sentiva oppresso da Sherlock Holmes,

Simenon non aveva alcuna insofferenza per Maigret, attraverso il quale realizzava perfettamente la sua letteratura e nel quale sembrava identificarsi per opposizione.

«Semmai nei romanzi non-Maigret si sentiva più libero, perché lì veniva meno la gabbia del poliziesco. Ma l'esigenza era comunque di non frenare una produttività vorace, paragonabile a quella di Balzac, che lo portò perfino a irritarsi con gli editori.

Per una ragione che raramente si verifica: non riuscivano a stargli dietro con le pubblicazioni».


GIANLUIGI  MELUCCI BLOGGER  

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