QUATTRO DOMANDE A MARIA DE CARLO CANDIDATA ALLE COMUNALI DI POTENZA (IDEA POPOLO E LIBERTÀ)




Quattro domande a Maria De Carlo, candidata alle comunali di Potenza (IDEA, Popolo e Libertà)


Questa passione per la politica quando è nata in te?

Da giovanissima mi hanno sempre proposto di fare politica in prima linea, perché vedevano che il mio impegno nel mondo dell'associazionismo e delle problematiche sociali mi coinvolgeva con molta passionalità.

Ho sempre rinviato questa forma di partecipazione attiva alla vita sociale tramite "il fare politica", perché mi sentivo non preparata e volevo dare la priorità agli studi e al lavoro nella scuola. "Arriverà il momento -dicevo- nell'età adulta".

 Ed eccomi qua. Non che ora sia preparata, assolutamente, ma certo è che ho incontrato sulla mia strada persone e maestri che, attraverso il loro insegnamento, mi hanno spinto a voler provare (dico: provare) a comprendere e modificare, "dal di dentro delle istituzioni" alcuni meccanismi contestati dai più, ormai divenuti, come affermava Giovanni Paolo II, "strutture di peccato".

Le parole di don Milani, dunque, riecheggiano fortemente: "A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca….bisogna sporcarsi le mani".

E poi, in particolare, vorrei dedicare questa scelta al mio professore di filosofia politica, prof. Saverio Festa recentemente scomparso. 


Quindi, in senso lato, hai fatto sempre politica?

Insegno ai miei studenti il senso di responsabilità e di partecipazione attiva alla "cosa pubblica", a partire dalla propria aula di classe, che è in miniatura la società dove viviamo.

Se l'aula è resa sporca ed è un ambiente non accogliente viviamo a disagio e non sviluppiamo quel senso civico e responsabile.

Così come a casa. Tutti vogliamo stare bene nella nostra casa, ci piace abbellirla, ci piace viverla con tutti i comfort, in un clima di armonia e di rispetto dei componenti sapendo che ognuno fa la sua parte e che ogni membro è solidale e sostiene l'altro.

Sperimentiamo insomma quel senso di appartenenza che motiva e dà senso alla vita. 

E' questo dunque il monito e l'invito: essere cittadini attivi e consapevoli, protagonisti e costruttori di un futuro di convivenza pacifica e rispettosa delle diversità e dell'ambiente.

Dobbiamo avere dinanzi, ogni volta che facciamo una scelta, la domanda: Qual è la ricaduta? Quale futuro costruiamo per le nuove generazioni? E quindi, quale società stiamo vivendo?

La meritocrazia, l'efficienza, i ruoli e le competenze da attivare in tutti gli ambiti di lavoro e attività indubbiamente portano a migliorare la qualità della vita di tutti...

E se le cose non vanno? Intanto le chiamiamo col proprio nome, poiché a nulla serve lamentarsi o rassegnarsi se non si fanno scelte di cambiamento.

Poi bisogna rimboccarsi le maniche e fare la propria parte, ognuno nell'ambiente in cui si trova e secondo le proprie potenzialità e capacità, bisogna dare spazio a chi diviene "protagonista presente" nel rispettivo quartiere o rione.

Un impegno senza fanatismi, in quanto si misura con una visione reale dell'esistenza, sapendo cioè che l'uomo ha in sé quella struttura ambigua, diviso tra bene e male.


Per la campagna elettorale hai scelto per i "santini" quali simboli?

Ho scelto i due simboli che rappresentano il nostro capoluogo: san Gerardo La Porta e il Leone. Sono molto legata ad entrambi.

Mi ha affascinato sempre la figura di Gerardo che parte da Piacenza per recarsi in Terra Santa ma poi arrivato a Potenza scopre la sua missione: contribuire a migliorare il tessuto sociale di una città devastata da tanti malesseri,  dalla povertà, dalla mancanza di formazione, dall'abbandono e dal disagio giovanile, etc.…

Gerardo si rimbocca le maniche e inizia a lavorare partendo dagli ultimi tanto da essere acclamato poi da tutto il popolo Vescovo e protettore della città.

Il canto popolare che è l'inno durante le festività di maggio (che culminano nella processione dei Turchi) è noto a tutti.

L'altro simbolo a me caro è il leone che al di là del rinvio agli Stemmi della città, rappresenta quella sana potenza e forza disgiunta da ogni forma di prepotenza, così come insegna Esopo.

Si è veramente forti e grandi quando non si prevarica sull'altro, quando, al contrario, si entra in relazione con l'altro, in particolare con il più "piccolo e indifeso"... La città deve tornare a ruggire!

E non solo con il calcio (W lo squadrone del Potenza) ma anche ridando dignità a tutti partendo dalle categorie più deboli e indifese, che oggi ravviso nei giovani e negli anziani ma anche nella presenza di chi si sente straniero isolato e fuori controllo...


Cos'è dunque per te oggi fare politica nella città di Potenza. Hai un programma, cosa prometti alle persone che vorrebbero votarti?

Più che raccontarla la politica si fa.

Come ho già affermato in altri contesti, fare politica oggi per me significa recuperare la capacità progettuale di chi vuole costruire, guardando lontano, un futuro, a partire dall'oggi, carico di umanità e di benessere dove nessuno deve sentirsi escluso.

Promesse? Mi viene in mente un celebre film con Totò a proposito di "prometti prometti... case case, tante case…" e attualizzando potremmo dire, lavoro lavoro tanto lavoro, tanta ricchezza...

I programmi, in generale, hanno quel luccichio di piacere prodotto da un immaginario futuro roseo.

Per questo ho affermato che il mio programma non è carico di pseudo-promesse ma consiste nell'impostazione di un impianto progettuale che si attua, nella fatica quotidiana, in collaborazione di tutti -cittadino,  enti, associazioni e istituzioni… - per cercare di realizzare, pur con i suoi alti e bassi, una comunità vivibile dove ognuno di noi deve sentirsi protetto, sicuro, orgoglioso di vivere in una comunità solidale, aperta a tutte le espressioni di creatività, capace di produrre bellezza e benessere attraverso la partecipazione di tutte le risorse presenti e a disposizione.

Le soluzioni dei problemi sono già individuate da chi vive nel suo particolare contesto.

Al politico tocca ascoltare, entrare in dialogo, condividere, compartecipare per trovare insieme la strada e le soluzioni possibili  garantendo giustizia e trasparenza.

In questo dialogo non si fomentano spaccature e disaffezione alla vita politica.

Dopotutto non è questa la natura della politica e del politico? Si lavora insieme guardando, pur nel rispetto delle diverse visioni, all'obiettivo da raggiungere.


Solo così è possibile darsi la mano, come facevano Almirante e Berlinguer e testimoniare concretamente l'essere città democratica.


Dobbiamo sforzarci tutti di recuperare uno stile alto dove non deve prevalere un antagonismo cieco che distrugge e non costruisce la comunità.


Si deve arrivare sempre a una soluzione ragionata e pacifica sui problemi. 


MARIA  DE CARLO 


Ringrazio Maria De Carlo per avermi concesso tale interessante intervista.


Gianluigi Melucci Blogger 




 

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