INTERVISTA A FRANCESCO PATRIZI su " L' ANIMA TRADITA"


 

1) Nei testi di Mogol compare spesso "surgelati rincarati", "vuoi il gelato? È aumentato". Quindi vi è molta parsimonia in Mogol oltre che Battisti ?


Entrambi erano molto critici verso la cosiddetta società dei consumi, dove anche l’amore, i sentimenti, la donna vengono mercificati. 

Il fatto che Battisti interpretasse in prima persona, come farebbe un attore a teatro, canzoni che raccontano il punto di vista di un personaggio maschile spesso gretto e materialista (e attento ai rincari!), ha tratto in inganno molti. 

Le loro canzoni sono gallerie di maschere, non brandelli di una poetica maschilista e materialista. 

Purtroppo l’equivoco su Mogol e Battisti prosegue ancora oggi, anche di recente mi hanno detto “ma Mogol è un ragioniere, Battisti era un perito tecnico, sei sicuro che fossero così colti come dici?”. Rispondo che una canzone come Emozioni non te la insegnano a scrivere a scuola…


2) Caro Francesco perché sostieni che alla morte simbolica del “cimitero di campagna” di Una Giornata Uggiosa doveva seguire una rinascita spirituale cantata però da Riccardo Cocciante ? 


Il percorso di crescita interiore che narrano le canzoni di Mogol/Battisti prevede non l’ascesi e il distacco dal mondo, ma l’andare per il mondo (non volare, ma viaggiare), e questo comporta errori, distrazioni, cadute. È inevitabile un momento di rinuncia, di scoramento, anche perché il Dio a cui si fa riferimento non manda segnali, non parla all’uomo, è un luce interiore e silenziosa. 

La morte simbolica è necessaria, significa abbandonare il vecchio io, i pregiudizi, i falsi valori. 

Ma da un certo punto in poi Mogol corre da solo, Battisti aspetta solo di adempiere agli oneri contrattuali per poi separarsi dal socio. 

La tappa di questo percorso, detto della “via umida”, uggiosa per l’appunto, non è solo simbolica, coincide anche con una fase della vita di Lucio; per lo meno questo pensa Mogol e lo si evince dai testi dell’ultimo album della coppia.

Quando si separano, Mogol continua prosegue la narrazione di questa crescita spirituale, la seconda fase consiste nel passare dall’errare per il mondo al predicare i sani valori e una vita salutare; lo fa ancora oggi, è una sorta di missione, vedi il suo ultimo libro. 

La rinascita dopo il sogno del cimitero di campagna l’ha fatta cantare a Cocciante in Cervo a primavera, era un modo per dire a Lucio “io continuo il progetto anche senza di te”.


3) Possiamo fare un paragone tra "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" e "Guidare a fari spenti nella notte" in un confronto tra Pavese e Mogol ? Parlarcene caro Francesco.


Credo che in Pavese ci sia una fascinazione, un’attrazione per la morte, è sentita come una sorella, un’amante, una presenza costante, è un’accettazione e non una speranza di rinascita. 

Nell’intero canzoniere di Mogol/Battisti “i fari spenti nella notte” sono l’unico accenno alla morte, ma è una morte simbolica, è l’anima gettata in un mondo senza luce; pochi versi dopo, alla notte subentra la luce del mattino e il ritrovare se stessi.

4) Il disco Anima Latina rappresenta un punto di rottura rispetto ai precedenti dischi del duo Mogol Battisti?


Da una parte Anima Latina è il disco che racconta il fallimento esistenziale di chi si affida a correnti new age, dall’altra è il momento di massima creatività di Battisti e Mogol, sperimentano entrambi nuovi linguaggi, esplorano nuovi generi, ma il risultato non è piaciuto a Mogol, perché Lucio si è allontanato troppo dalla forma-canzone commerciale e Mogol non voleva rivolgersi a una nicchia di pochi intenditori, ma a una grande folla.

5) Battisti ha voluto comunicare soltanto con la sua arte in quella frase "L'artista non sono io sono il suo Fumista" per distaccarsi dai dischi commerciali del periodo 1974/1980?

Battisti ha sperimentato sulla sua pelle, durante gli anni con Mogol, che chi ascoltava le loro canzoni, le mandava a memoria, non cercava significati nascosti, non le prendeva sul serio come invece pensavano i due compositori (altrimenti non avrebbero scritto cose pretenziose come Pensieri e parole!). 

Anni dopo Battisti ha ripensato al suo mestiere, gli album Don Giovanni e L’apparenza riflettono su questo: le canzoni camminano con le loro gambe, sono indipendenti da chi le ha create, sono riscritte ogni volta da chi le ascolta. E allora apriamole a tanti possibili significati, facciamone un gioco che si presta a chi vuole divertirsi. Questa è l’operazione intrapresa da Battisti insieme a Panella.


6) Qual è per Francesco Patrizi la canzone del primo bacio ? E la canzone della fine di un amore? 


Per Mogol/Battisti il primo bacio è sempre traumatico, la ragazza rappresenta un mondo sconosciuto, a volte persino minaccioso, imprevedibile. 

Il primo bacio si accompagna alla disillusione dei fiori rosa, fiori di pesco: ti senti grande, ti senti già uomo, poi scopri che hai frainteso tutto e che la strada dell’amore è costellata di prove e di delusioni. I sognatori hanno vita dura, in Mogol/Battisti.

Prendila così è la fine di un amore, adulto, lucido, non certo quello “che strappa i capelli”, come canta De André. Sono due tappe di crescita che, credo, abbiamo vissuto un po’ tutti.

7 ) La visione ecologista di Mogol la possiamo ritrovare in quei versi "Seduto sotto un platano... guardando il fiume macchiato dalla schiuma bianca dei detersivi” ? 


Mogol è sempre stato un attivista ecologista, un fautore di uno stile di vita a contatto con la natura, ha fatto scelte sempre più puriste, anche alimentari, ho ricostruito nel libro come queste abitudini (che va predicando e che ha messo per iscritto) provengano da lontano, sono le buone pratiche quotidiane degli iniziati ai misteri orfici, è il nostro caro angelo che si ciba di radici, e resiste alle allettanti promesse della città dei vizi. 

Nell’album che citi, Amore e non amore, correre appresso alle donne è perdersi nel non amore, vivere di distrazioni, stare seduti sotto un platano è riscoprire il vero amore, che è quello per la natura e per tutti gli esseri viventi. Le parti cantate sono maschere dell’inautentico, le parti musicali (con quei lunghi titoli) ritraggono l’io più autentico, non distratto, che osserva smarrito il fiume inquinato, i fiori avvolti nella plastica e le guerre in tv.

8) “È una vela la mia mente prua verso altra gente”.... “Il veliero va e ti porta via, spumeggiando va, è giusto e sia”.... Parlaci del rapporto tra il Mare e Battisti.


La vela di Due mondi è metafora di una mente che si lascia trasportare dall’entusiasmo, il veliero dell’omonima canzone è una metafora della barca che traghetta tutti quanti nell’aldilà, accompagnati da “mamma paura”, il mare nero è un simbolo alchemico. 

Per Battisti, invece, l’elemento acquatico è molto sentito, quando scrive i testi per l’album E già cita il mare più volte, sia come fonte di vita primordiale, come mito materno, sia come richiamo personale: il windsurf, l’immersione subacquea, il molo del porto dove andare a riflettere. È qualcosa che ha vissuto. 

FRANCESCO PATRIZI 

TERNI 02 OTTOBRE 2025


GIANLUIGI MELUCCI BLOGGER POTENTINO 

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