ROMA 20 MARZO 2014
Carissimo Roberto , ti scrivo , per poter comunicare i miei più limpidi e puri sentimenti di Poeta , ben sapendo che a questa mia epistola non vi sarà alcuna risposta per i tuoi pressanti impegni professionali e per il semplice fatto che sei Poeta che semina la Bellezza lungo le strade del Mondo.
Oh mio caro Roberto , come vorrei , in un tranquillo giorno di primavera , dall'ora in cui la nebbia si dirada dai campi arati sino all'ora in cui la mosca cede il passo alla lucciola , poter parlare con Te della Straordinaria Bellezza della Nobile Poesia , citando a memoria i versi dei Canti dei Barattieri , umiliati e sbeffeggiati dalla Brigata di Diavoli oppure citando il Canto in cui Dante e Virgilio incontrano nel Purgatorio l'emerito Stazio ; improvvisando nei luoghi della ridente Fiesole un' animata Lectura Dantis che farebbe , oggi più che mai , far nascere in me l'intimo Desiderio di prodigarmi a far del Bene con azioni dirette e concrete per poter migliorare la Ricerca della Felicità perseguita e realizzata , nella lacrimosa Valle , da tutti gli Uomini di Buona Volontà.
In effetti , a volte , quando son solo mi chiedo come mai Dio ha voluto donarmi la Poesia , a me povero figlio di persone semplici e contadine che vivono un'esistenza lieta accontentandosi di ben poco e volendo essere soltanto delle persone buone ed oneste .
Ai miei Genitori che voglio tanto bene , oggi vorrei scrivergli dei magnifici Versi per poter dimostrare il mio Affetto verso 2 persone che mi hanno insegnato Tutto e ai quali devo molto della mia persona.
Spero ardentemente , con tutto il cuore , che un giorno le mie poesie possano contribuire alla Felicità di ogni essere umano e poi prego la Vergine Maria di poterci far incontrare in un luogo ove anche il più umile Poeta possa respirare , a pieni polmoni , l'aria frizzante della Ritrovata Libertà.
E mentre mi congedo nel salutare Te , piccolo Burattino e la tua Gentile Nicoletta ti dedico alcuni versi del XXVI Canto del Purgatorio :
"O frate", disse, "questi ch'io ti cerno
col dito", e additò un spirto innanzi,
117"fu miglior fabbro del parlar materno.
Versi d'amore e prose di romanzi
soverchiò tutti; e lascia dir li stolti
120che quel di Lemosì credon ch'avanzi.
A voce più ch'al ver drizzan li volti,
e così ferman sua oppinïone
123prima ch'arte o ragion per lor s'ascolti.
Così fer molti antichi di Guittone,
di grido in grido pur lui dando pregio,
126fin che l' ha vinto il ver con più persone.
Or se tu hai sì ampio privilegio,
che licito ti sia l'andare al chiostro
129nel quale è Cristo abate del collegio,
falli per me un dir d'un paternostro,
quanto bisogna a noi di questo mondo,
132dove poter peccar non è più nostro".
Con Affetto e Partecipato Entusiasmo al comico Roberto
Gianluigi Melucci
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