INTERVISTA AL REGISTA LUCA TORNATORE
FILM INTITOLATO STALKER
1) Ero rimasto colpito dal fatto di cronaca che è alla base del film:
Uno di quei casi in cui la realtà supera la fantasia, tant'è che più
di un recensore (poco avveduto...) ha considerato il rapido
precipitare degli eventi non verosimile.
Da lì ho provato a
immaginare la realtà che poteva aver portato a tutto questo e ho
scritto una storia i cui protagonisti sono inseriti in un mondo dove
gli unici valori sono la ricchezza materiale e lo sfruttamento dei più
deboli.
Entrambi vittime, i due reagiscono diversamente: Alan scarica
sulla moglie, causando la fine del loro matrimonio, mentre Ines,
introversa, si chiude in sé stessa. In chat Alan indosserà un
personaggio che mostrerà ciò che di buono v'è in lui, ma la vera
indole prenderò il sopravvento.
2)Il finale, come tutto il film, è "girato" ma non "ambientato" in un
luogo preciso. Lo sottolineo perché volevo dare l'idea d'una città
distopica, con quartieri dormitorio, privi d'aggregazione ma
tutt'altro che degradati, anzi esteriormente impeccabili.
E allora la Via Carmelo Bene si prestava bene a dare sfondo a un finale
gelido: alti
palazzi moderni, ampi viali con prati curati, assenza di passaggio di
persone.
Considera che durante tutte le riprese quel giorno non
abbiamo incontrato neanche un passante!
3)Internet e la tecnologia sono un mezzo in mano a chi lo usa: come
sempre il problema non è nella lama ma nel manico.
Ritengo però sia
importante rendersi conto di come siano cambiati gli approcci tra le
persone: vis a vis si dà del lei, in chat si parte con un linguaggio
gergale.
Molti si sono lamentati della rapidità dell'evolversi della
storia dal momento in cui i due sono in contatto, non sapendo (o non
volendo capire, o considerando implausibile) che i tempi di reazione
in rete siano drasticamente accelerati, l'assenza di fisicità,
l'ubiquità virtuale fungono da catalizzatore, e i rapporti nascono e
periscono con una velocità che 20 anni fa sembrava fantascienza....
Avere
la consapevolezza di tutto questo può aiutare a dare il giusto valore
a quanto accade nelle chat, senza demonizzarle ma consci della loro
reale portata.
4)Salvi è un grande attore sottovalutato.
È un professionista sicuro
di sé, a suo agio in situazioni diverse, un autore che aggiunge al
personaggio quello che manca in fase di scrittura.
È stato un gran
piacere lavorare con lui, così come con Vassallo, giovane ma già con
molta esperienza: siamo diventati ottimi amici, è una persona
disponibilissima, che crede molto nei progetti indipendenti.
5) Il discorso è molto complesso. Spesso un tempo i rapporti duravano
per ignavia, passiva sopportazione, assenza di reale alternativa,
tacita accettazione d'uno schema comportamentale.
Oggi invece v'è un
fraintendimento del concetto di libertà, che non significa
onnipotenza, ma realizzazione della propria persona: l'uomo, animal
sociale, non si realizza da solo, ma la libertà del singolo deve
cedere in parte all'autorità della coppia e di altre aggregazioni sociali.
Quella di "lasciare con un tweet" non è libertà, ma spesso
non c'era neanche nelle famiglie tradizionali.
6)Non sono parente di Giuseppe Tornatore.
Un regista che conosco bene
e di cui ho apprezzato molto alcune opere, forse l'unico italiano oggi
in grado di confezionare prodotti privi di connotazioni regionali.
Non ho mai avuto il piacere d'incontrarlo.
GRAZIE
1000 caro Gianluigi x le interessanti Domande che mi hai posto ....
LUCA TORNATORE
FILM INTITOLATO STALKER
1) Ero rimasto colpito dal fatto di cronaca che è alla base del film:
Uno di quei casi in cui la realtà supera la fantasia, tant'è che più
di un recensore (poco avveduto...) ha considerato il rapido
precipitare degli eventi non verosimile.
Da lì ho provato a
immaginare la realtà che poteva aver portato a tutto questo e ho
scritto una storia i cui protagonisti sono inseriti in un mondo dove
gli unici valori sono la ricchezza materiale e lo sfruttamento dei più
deboli.
Entrambi vittime, i due reagiscono diversamente: Alan scarica
sulla moglie, causando la fine del loro matrimonio, mentre Ines,
introversa, si chiude in sé stessa. In chat Alan indosserà un
personaggio che mostrerà ciò che di buono v'è in lui, ma la vera
indole prenderò il sopravvento.
2)Il finale, come tutto il film, è "girato" ma non "ambientato" in un
luogo preciso. Lo sottolineo perché volevo dare l'idea d'una città
distopica, con quartieri dormitorio, privi d'aggregazione ma
tutt'altro che degradati, anzi esteriormente impeccabili.
E allora la Via Carmelo Bene si prestava bene a dare sfondo a un finale
gelido: alti
palazzi moderni, ampi viali con prati curati, assenza di passaggio di
persone.
Considera che durante tutte le riprese quel giorno non
abbiamo incontrato neanche un passante!
3)Internet e la tecnologia sono un mezzo in mano a chi lo usa: come
sempre il problema non è nella lama ma nel manico.
Ritengo però sia
importante rendersi conto di come siano cambiati gli approcci tra le
persone: vis a vis si dà del lei, in chat si parte con un linguaggio
gergale.
Molti si sono lamentati della rapidità dell'evolversi della
storia dal momento in cui i due sono in contatto, non sapendo (o non
volendo capire, o considerando implausibile) che i tempi di reazione
in rete siano drasticamente accelerati, l'assenza di fisicità,
l'ubiquità virtuale fungono da catalizzatore, e i rapporti nascono e
periscono con una velocità che 20 anni fa sembrava fantascienza....
Avere
la consapevolezza di tutto questo può aiutare a dare il giusto valore
a quanto accade nelle chat, senza demonizzarle ma consci della loro
reale portata.
4)Salvi è un grande attore sottovalutato.
È un professionista sicuro
di sé, a suo agio in situazioni diverse, un autore che aggiunge al
personaggio quello che manca in fase di scrittura.
È stato un gran
piacere lavorare con lui, così come con Vassallo, giovane ma già con
molta esperienza: siamo diventati ottimi amici, è una persona
disponibilissima, che crede molto nei progetti indipendenti.
5) Il discorso è molto complesso. Spesso un tempo i rapporti duravano
per ignavia, passiva sopportazione, assenza di reale alternativa,
tacita accettazione d'uno schema comportamentale.
Oggi invece v'è un
fraintendimento del concetto di libertà, che non significa
onnipotenza, ma realizzazione della propria persona: l'uomo, animal
sociale, non si realizza da solo, ma la libertà del singolo deve
cedere in parte all'autorità della coppia e di altre aggregazioni sociali.
Quella di "lasciare con un tweet" non è libertà, ma spesso
non c'era neanche nelle famiglie tradizionali.
6)Non sono parente di Giuseppe Tornatore.
Un regista che conosco bene
e di cui ho apprezzato molto alcune opere, forse l'unico italiano oggi
in grado di confezionare prodotti privi di connotazioni regionali.
Non ho mai avuto il piacere d'incontrarlo.
GRAZIE
1000 caro Gianluigi x le interessanti Domande che mi hai posto ....
LUCA TORNATORE
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