INFIBULAZIONE : AL 2018 ANCORA 44 MILIONI DI DONNE VITTIME DI MUTILAZIONI GENITALI

                                                                  I  N  F  I  B  U  L  A  Z  I  O  N  E


L'infibulazione (dal latino fibula, spilla) è una mutilazione genitale femminile. Consiste nell'asportazione della clitoride (escissione della clitoride), delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale.
Ha origine esclusivamente culturale, e oggi è adottata e praticata in molte società dell'Africa, della penisola araba e del sud-est asiatico.

Sebbene non sia in nessuna sua parte richiesta dal Corano, l'infibulazione è però una pratica che si può riscontrare in alcuni paesi, in tutto o in parte islamici (essenzialmente la parte meridionale dell'Egitto, Sudan, Somalia, Eritrea, Senegal, Guinea), dove viene consigliata come sistema ritenuto utile a mantenere intatta l'illibatezza della donna. In Nigeria l'infibulazione è stata ufficialmente vietata nel giugno 2015.


La scrittrice Ayaan Hirsi Ali, somala naturalizzata olandese, è una delle principali attiviste contro le mutilazioni femminili, nonché testimone di come questa pratica sia tipica della società somala: ella stessa fu infibulata all'età di cinque anni.

I rapporti sessuali, attraverso questa pratica, vengono impossibilitati fino alla defibulazione (cioè alla scucitura della vulva), che in queste culture, viene effettuata direttamente dallo sposo prima della consumazione del matrimonio. Le puerpere, le vedove e le donne divorziate sono sottoposte a reinfibulazione con lo scopo di ripristinare la situazione prematrimoniale di purezza.

I rapporti diventano dolorosi e difficoltosi, spesso insorgono cistiti, ritenzione urinaria e infezioni vaginali.

L'asportazione totale o parziale degli organi genitali femminili esterni è praticata con lo scopo di impedire alla donna di conoscere l'orgasmo derivante dalla stimolazione del clitoride.

Secondo l’Unicef, nel mondo almeno 200 milioni di donne e bambine hanno subito mutilazioni genitali femminili. Tra le vittime, 44 milioni sono bambine e adolescenti fino a 14 anni; in questa fascia di età, la prevalenza maggiore è stata riscontrata in Gambia, con il 56%, in Mauritania con il 54% e in Indonesia, dove circa la metà delle adolescenti (con un età fino a 11 anni) ha subito mutilazioni. I paesi con la più alta prevalenza tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono la Somalia (98%), la Guinea (97%) e Djibouti (93%).  


Ma non bisogna andare tanto lontano.

Le mutilazioni genitali sono una barbarie perpetrata anche nel nostro paese per via del fenomeno delle migrazioni.

Secondo Action Aid, le mutilazioni genitali vengono praticate illegalmente anche presso le comunità migranti che risiedono in Italia.

Uno studio coordinato dall’Università degli Studi Milano-Bicocca, in Italia le donne sottoposte a mutilazione sono tra le 61mila e le 80mila.

Il gruppo più numeroso è quello nigeriano, seguito da quello della comunità egiziana.

Quanto alla prevalenza del fenomeno all’interno delle singole comunità, per le donne somale si rileva una prevalenza dell’83,5%, per la comunità nigeriana 79,4%, per le donne provenienti dal Burkina Faso 71,6%, per quelle egiziane 60,6%, quelle eritree 52,1%. 

Secondo l’Unicef, le bambine che vi sono sottoposte possono morire per cause che vanno dallo shock emorragico a quello neurogenico, cioè provocato dal dolore e dal trauma, fino all’infezione generalizzata (sepsi).

Per tutte, l’evento è un grave trauma: molte bambine entrano in uno stato di shock a causa dell’intenso dolore e del pianto irrefrenabile che segue.

Conseguenze di lungo periodo sono la formazione di ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme di tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all’infezione da Hiv, epatite e altre malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia al momento del parto. 


NO  ALLE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI !!!!


Gianluigi Melucci Blogger

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