LA FIDUCIA AL GOVERNO CONTE
Alla Farnesina un montiano che iniziò con Ciampi, Moavero Milanesi.
All’Economia un eurocritico vicino a Brunetta. All’Ambiente il generale dei forestali della Terra dei Fuochi. Fino ai grillini della prima ora che guideranno ministeri “pesanti” come la Giustizia (Bonafede) e le Infrastrutture (Toninelli).
E poi i due leader che volevano fare il presidente del Consiglio e saranno invece vice: Luigi Di Maio e Matteo Salvini “affiancheranno” il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ma saranno a capo di due dicasteri fondamentali nei loro programmi di governo, cioè Lavoro e Sviluppo e gli Interni. In totale sono 20: solo 5 le donne (di cui tre senza portafoglio).
Sono 9 in quota M5s (di questi sei erano già nella squadra ideale presentata da Di Maio prima del voto e i restanti tre erano stati eletti in Parlamento), 7 in quota Lega (compresi i tecnici) e due indipendenti.
Dopo il giuramento del governo Conte e il primo consiglio dei ministri, l'attesa è tutta per le votazioni sulla fiducia. Per decidere i tempi, domani si riuniranno le conferenze dei capigruppo di Camera e Senato. L'ipotesi al momento più plausibile è che Palazzo Madama voti martedì e Montecitorio mercoledì 6 giugno.
Al Senato, primo vero banco di prova, il nuovo governo può contare - numeri alla mano - su 167 voti certi: 6 in più rispetto alla maggioranza assoluta. Si tratta dei 58 senatori della Lega e dei i 109 del Movimento 5 stelle. A questi dovrebbero aggiungersi almeno altri 4 voti, facendo salire la maggioranza a quota 171. Sempre che le dichiarazioni a favore fatte in occasione del giro di consultazioni svolte da Giuseppe Conte - allora premier incaricato - da parte di due ex grillini (Maurizio Buccarella e Carlo Martelli) e due esponenti del Maie (Ricardo Antonio Merlo e Adriano Cario) vengano confermate. Numeri che potrebbero crescere ulteriormente, e arrivare a 174-175 sì, qualora anche il gruppo delle Autonomie a Palazzo Madama - che aveva lasciato aperto un canale con il professore di Diritto - dovesse optare per il voto favorevole alla fiducia.
Di diverso, rispetto alle previsioni iniziali, c'è anche l'astensione del gruppo di Fratelli d'Italia, che conta 18 senatori. In un primo momento orientato verso il no alla fiducia, dopo gli ultimi contatti il partito di Giorgia Meloni ha invece cambiato linea e ha annunciato l'astensione. I voti contrari, quindi, dovrebbero essere 61 di Forza Italia, 52 del Pd e quelli di alcune componenti del gruppo Misto. Dunque, se lo scenario fosse confermato, il governo Conte a Palazzo Madama avrebbe almeno 10 voti di margine rispetto alla maggioranza assoluta.
Alla Camera, invece, l'esecutivo giallo-verde ha una maggioranza schiacciante, con 346 voti (222 deputati M5S e 124 leghisti). Sono 30, quindi, i voti di scarto rispetto alla maggioranza assoluta di 316. Anche qui i consensi potrebbero aumentare, sempre grazie ad alcuni deputati ex M5S e ad alcuni componenti del gruppo Misto. FdI - come al Senato - dovrebbe astenersi, mentre Forza Italia, Leu e Pd hanno annunciato voto contrario.
Gianluigi Melucci Blogger
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