Christy Brown
Comincio l’avida lettura a notte fonda, mentre tutti dormono, e già dopo poche pagine mi trema umido lo sguardo. Christy, considerato spacciato da tutti i medici a causa di una grave paralisi cerebrale, è destinato a vivere raggomitolato su se stesso, senza potersi muovere, senza poter parlare, in perenne balìa di incontrollati spasmi e scatti muscolari. Ma sua madre, no, lei non si arrende a questo destino. Lei sa, lei crede, lei lotta. Lei coccola, accoglie e sostiene il suo bambino; parla con lui, lo istruisce, lo incoraggia, lo Ama. Finché, un bel giorno, intorno ai 7 anni, Christy afferra d’istinto un gessetto con il suo piede sinistro e traccia dei segni sul pavimento. Da quei segni, un mondo.
La mamma di Christy ha la conferma che il suo bambino è presente al mondo, che desidera potersi esprimere e, con pazienza e dedizione, lo accompagnerà nel lungo cammino della ri-nascita. Il sostegno arriva corale da tutta la numerosa famiglia, sempre riunita nella cucina della modesta casa, teatro di una vita piena di comprensione, dedita al mutuo aiuto.
Scorrono via divertite e serene le pagine dell’infanzia, delle scorribande, delle esplorazioni campagnole, dei primi successi nella scrittura.
Con non pochi magoni da ingoiare arriva poi il tempo oscuro dell’adolescenza, fatto di severe prese di coscienza, di isolamento e solitudine. Christy sta per soccombere sotto il peso della rabbia per il suo essere diverso, che tanto lo allontana dalla felicità, ma un uragano entra a sconvolgere la sua vita: la pittura!
Il piede sinistro afferra un pennello, lo intinge nei colori e spalanca così le porte del suo spirito.
“Presto disparve la disperazione che mi aveva torturato; nel dipingere provavo un sentimento di pura gioia, un sentimento sconosciuto fino ad allora e che sembrava sollevarmi al di sopra di me stesso. Quando non dipingevo, rimanevo nel mio stato di depressione irritato contro tutti coloro che mi circondavano.”
La pittura diventa una sorta di riscatto: finalmente Christy può dar voce ai suoi pensieri tramite il colore, finalmente sente che c’è spazio per lui, per la sua crescita intellettuale. Il cammino della conoscenza e dell’espressione è appena cominciato…
“La pittura era diventata la mia stessa vita. Essa mi rivelò mille modi impensati di esprimermi. Mi permise di esternare ciò che vedevo, ciò che sentivo, ciò che avveniva in me, dentro quel cervello imprigionato in un corpo deforme, simile ad un recluso che dalla sua cella, guarda un mondo per lui non ancora diventato realtà.”
Il piede sinistro diviene sempre più l’arma con cui Christy attacca le difficoltà della sua esistenza e lo scudo con cui si difende dal disagio di non poter vivere in libertà e spensieratezza la sua giovinezza.
Ben presto, però, dipingere non basta più a sollevarlo dal dolore. E’ con le parole che vuole comunicare, con quelle stesse parole che incespicano e rotolano balbettanti dalla sua bocca contratta. Non più il pennello, dunque, ma la penna. L’arte della poesia e del racconto esplode, dilaga e conquista. Christy è un continuo mettersi in discussione, un incessante ruggito di sfida alla sua condizione, un grido infuocato contro tutto e tutti.
“Aspiravo appassionatamente a dire qualcosa, non soltanto ai miei cari, non soltanto ai miei amici, ma la mondo intero. Una spinta interiore mi costringeva a liberare il mio messaggio e a farlo comprendere agli altri. Avevo scoperto qualcosa che cercavo da quando avevo incominciato a pensare e a sentire. Per trovarlo mi ci erano voluti degli anni, ma ero sicuro di possederlo finalmente, e mi sentivo pressato dal desiderio di gridarlo ai quattro venti perché potesse fare il giro della Terra ed essere raccolto da tutti i cuori umani.
Questo qualcosa non riguardava me soltanto. Toccava tutti coloro i quali vivevano con me, oppressi, confinati fra le mura di una vita ristretta. Avevo finalmente un mezzo per scavalcare queste mura, per sfuggire alla loro ombra, il mezzo di prendere il mio posto al sole e recitare la mia parte nel mondo, accanto agli esseri normali.”
Gianluigi Melucci Blogger
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