Negli Stati Uniti d'America il calo del numero di questi insetti è diventato talmente preoccupante che gli scienziati hanno coniato l'espressione "sindrome dello spopolamento degli alveari" (Colony Collapse Disorder o CCD) per descrivere quanto sta accadendo.
Fin da subito, la causa di questo fenomeno è stata riconosciuta nell'agricoltura intensiva e nei pesticidi, sostanze chimiche che vanno a incidere negativamente sulla biodiversità e che inevitabilmente modificano l'ecosistema in cui per propria natura le api intervengono con l'impollinazione.
Negli ultimi anni, anche l'Unione Europea ha preso provvedimenti contro i pesticidi, mettendone al bandone tre tipi.
Non solo: la Commissione Europea ha anche elargito fondi per un totale di 3,3 milioni ai 17 Stati membri che stanno studiando la diminuzione del numero delle api e degli alveari.
L'EFSA (European Food Safety Authority) sottolinea inoltre come anche virus, agenti patogeni e specie invasive stiano giocando un ruolo fondamentale nel peggioramento della condizione di questi insetti impollinatori.
Con il freddo, infatti, le api non raccolgono il nettare dei fiori e per sopravvivere sono obbligate a mangiare il miele che loro stesse producono.
In molti casi, però, nemmeno questo è sufficiente e gli apicoltori sono costretti a sopperire a questa mancanza con sciroppi zuccherini in grado almeno di far sopravvivere le api nutrici.
Ma le api non sono solo miele. Questi insetti sono infatti agenti impollinatori per eccellenza: secondo i dati forniti dalla FAO, oltre il 75% delle colture alimentari dipende dall'attività di questi insetti senza i quali non ci sarebbe caffè, cacao e pomodori, solo per citare alcuni prodotti della natura.
Se questi animali dovessero estinguersi, i costi per l'agricoltura diventerebbero altissimi. Un esempio è ciò che sta già accadendo in una regione della Cina, dove le api sono già scomparse e gli agricoltori sono costretti a procedere con l'impollinazione artificiale, pratica che secondo Greenpeace ha un costo pari a 265 miliardi di euro l'anno.
Ma le api non sono le uniche che rischiano di scomparire: un'altra categoria in difficoltà è quella degli apicoltori, i quali sono messi in ginocchio dalle condizioni in cui sta vertendo il settore.
Proprio a conferma del detto popolare la necessità aguzza l'ingegno, due giovani apicoltori trentini hanno creato l'app Beehave. Questa permette di osservare in tempo reale sia le api sia gli alveari, proteggerli ed entrare in azione in maniera tempestiva se necessario.
Un'app che non solo ha permesso ai due apicoltori classe '99 di aiutare concretamente la categoria, ma anche di vincere il secondo premio dell'iniziativa Pitch your Project to Eu a Innsbruck lo scorso anno.
GIANLUIGI MELUCCI BLOGGER
Come vivremo senza il miele?
RispondiElimina♥️♥️
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