TRE DOMANDE ALLA PROF. MARIA DE CARLO (POTENZA 11 LUGLIO 2019)



TRE domande alla prof.ssa Maria De Carlo, docente nella scuola secondaria di secondo grado che afferma: 
"SOLO UNA SCUOLA CHE CREDE NEI GIOVANI
PUO' SPERARE IN UNA SOCIETA' RINNOVATA"


1) Cara Maria oggigiorno è difficile insegnare alle generazioni sempre più "digitali" rispetto a 20 anni fa ?

C'è un motto di don Lorenzo Milani, che per ogni educatore dovrebbe essere un monito: "I care". Che significa "mi stai a cuore", "mi interessi". 

La scuola non deve mai perdere la sua natura originaria, che è appunto la formazione e la crescita umana di ogni singola persona. "Avere a cuore" il singolo alunno con le sue qualità e potenzialità significa anche "rivedere" e "ripensare" un metodo di insegnamento che forse oggi non riesce a creare quel feedback necessario per far "maturare" e provocare quella curiosità che alimenta la passione e l'amore per la cultura.

Per i nativi digitali, i millennials e generazione Z non solo ci vogliono metodi e didattica cosiddetta "innovativa", ma ci vogliono anche strutture e strumentazioni che mettano il docente (opportunamente formato) nelle condizioni di poter lavorare "bene".

In diversi Paesi europei, ma anche in Italia ci sono scuole davvero "avanti" e in grado di preparare future generazioni competenti e pronte a contribuire alla realizzazione di una società che cammina a passo veloce…

Uno dei miei modelli preferiti è la scuola della Finlandia. Con gli alunni, fin dalla tenera età, si sperimenta una formazione che punta alla partecipazione attiva di ogni singola persona, allo sviluppo delle loro potenzialità, alla maturazione di cittadini capaci di promuovere il bene delle comunità e la felità e il benessere di ogni singolo cittadino. 


2) Secondo te Maria è solo questione di saper utilizzare gli strumenti tecnologici?

Assolutamente no!

La tecnica deve essere uno strumento e non un fine. E' uno strumento che fa parte della vita di ricerca e di studio e di approfondimento.

Ma certo è che non sostituisce la lettura dei classici, il commento poetico, l'espressione critica e la riflessione individuale….La tecnica serve affinché tutto ciò possa essere facilitato. 

La verità è che ci troviamo in un contesto sociale molto ma molto complesso.

L'insegnante si trova di fronte "la persona" con una sua storia familiare, affettiva, sociale che non sempre è armoniosa o abbastanza serena, e ciò va ad incidere sul suo percorso formativo…

Quello che noto col passare degli anni è la presenza, sempre più massiccia, di giovani allo sbando, disorientati, malati di assenza di adulti, assenza di punti di riferimento stabili, certi.

Assenza di discernimento da ciò che è bene e ciò che è male. Giovani bisognosi di affetto e di risposte che trovano, ahimé in "luoghi" e/o sostanze illusorie.

E c'è da dire anche che l'insegnante si trova di fronte ad una generazione che a volte (ahimé un "a volte" che è "molte volte") si sostituisce ai genitori e/o risulta essere più matura dei propri genitori che "hanno perso la diritta via", per dirla con Dante.

Anche loro vittime di una società sempre più complessa che "sforna" malessere, disagio esistenziale, vuoto e infelicità… e le conseguenze sono evidenti.

Ma la scuola deve essere capace di "includere", così come ci insegna don Milani.

L'"I care" è rivolto a tutti gli alunni. Ma c'è anche da dire che "il male fa più rumore del bene". Perché sono anche tante le buone pratiche messe in atto dalle scuole e dai singoli docenti.

Sono i numerosissimi giovani "sani", pieni di vita, carichi di forte motivazione, preparati. A questi giovani che la scuola deve saper dare risposte con metodi e sperimentazioni innovative che coltivano motivazione e "tirano fuori" le loro già innate potenzialità.

La scuola non è un luogo avulso dal contesto sociale. Ma al contrario la scuola deve "sposarsi" con il territorio. Essa è parte integrante. E' lì che l'alunno deve sperimentare il suo essere cittadino.

E' in seno alla propria comunità che deve esprimere tutto il suo essere per la crescita sua e del territorio. E' lì che deve trovare il terreno dove esprimere creatività per il benessere e la crescita di tutto il territorio…



3) Qual è stato il tuo contributo di insegnante nella scuola 2.0? Raggiunti i risultati sperati? 

Personalmente in questi ultimi anni ho cercato di seguire le indicazioni che vengono dalla Comunità europea e dal MIUR, un grande potenziale per lo sviluppo delle nuove generazioni.

Personalmente ho cercato di lavorare molto sul metodo per una scuola appunto che sappia dare risposte nuove alle nuove generazioni e per promuovere la consapevolezza di essere cittadini attivi che vivono e promuovo la democrazia e il dialogo.

Ma da soli non si va da nessuna parte. E' necessario lavorare insieme. Ho avuto la fortuna di trovare sempre colleghi che condividessero la sperimentazione di nuovi percorsi. 

Ed è stato molto faticoso ma davvero bello e interessante l'intero percorso e anche i suoi risultati. C'è tanto ancora da fare! E' necessaria una inversione di marcia.

E' una questione innanzitutto culturale che coinvolge l'intera comunità scuola e il territorio tutto, dai genitori alle istituzioni, associazioni varie.

I risultati? C'è tanto ancora da fare. Il rinnovamento si fa a partire da un processo culturale innanzitutto, e i tempi sono lunghi. L'importante è che ci stiamo avviando. E poi c'è da dire che a noi educatori è dato di seminare….i frutti si vedranno nel tempo, nel futuro. … Chi è a capo delle istituzioni, sulla base anche delle testimonianze che vengono dai paesi europei, dovrebbe maturare una maggiore capacità progettuale e di pianificazione che sappia vedere lontano… 

MARIA DE  CARLO    POTENZA  11/7/2019


Gianluigi Melucci Blogger  

 

Commenti

Posta un commento