Il poeta durante il suo esilio dalla città di Firenze raggiunse anche il nostro golfo e i territori limitrofi, alcuni dei quali lo colpirono talmente tanto da essere citati nella sua opera maggiore: la Divina Commedia.
Nel 1306 si ritrovò ospite presso Franceschino Di Mulazzo . Quando il vescovo ed il marchese decisero di intraprendere le trattative di pace, chiesero la mediazione di Dante.
Il 6 ottobre 1306 fu rogato il patto di pace a Sarzana in piazza della Calcandola, luogo in cui oggi il ricordo della presenza di Dante è contenuto in alcune epigrafi commemorative.
Il giorno stesso Dante, mandato dai Malaspina, si diresse a Castelnuovo Magra presso i palazzi vescovili affinchè fosse ufficialmente ratificata la pace.
Un primo riferimento lo si trova nel canto XXIV dell’Inferno, ai versi 144-147:
“Tragge Marte vapor di Val Di Magra
ch’è di torbidi nuvoli involuto
e con tempesta impetuosa e agra”
Il poeta allude alla presa di Pistoia da parte di Morello Malaspina, signore della Lunigiana.
Un altro riferimento è presente nel III canto del Purgatorio (49-51) in cui Dante e Virgilio giungono ai piedi di un monte: Dante paragona la ripidità della montagna alla strada più impraticabile tra Lerici e Turbia, che apparirebbe un’agevole scala rispetto alla prima.
“Tra Lerice e Turbia la più diserta,
la più rotta ruina è una scala,
verso di quella, agevole e aperta”
Infine nell’VIII canto del Purgatorio, Dante colloquiando con Corrado Malaspina gli chiede notizie sulla Val di Magra e i territori circostanti (115-117)
“ Cominciò ella,
di Val di Magra o di parte vicina
sai, dillo a me, che già grande là era …..
Le ragazze che al sole d’estate
animavano i corpi di misteri smaniosi
si muovevano lente nei vestiti leggeri
e poco donavano alle mani frementi
già paghe del gioco crudele
di svelare un istante di segreti biancori
e poi riderci sopra scappando di corsa
ma in sere più ardite
le ragazze che ai riflessi lunari
s’arcuavano verso le stelle
accendevano piccoli fuochi
sulle umide rive
perché cieco non fosse il ragazzo
a frugare nell’ombra
e da quelle fessure al tatto dischiuse
un lamento sottile di foglie premute
si perdeva nell’aria
le rivedo talvolta e posso toccarle
al passaggio di nubi piovose
chiudendo gli occhi ai giovani odori
che il ricordo sprigiona come estasi triste
per questo d’autunno
i vecchi muoiono sulle panchine
con un grappolo d’uva tra le mani
quando le ragazze del sole e della luna
vanno in eclisse
e tutto per sempre si oscura
(Mauro Macario)
Commenti
Posta un commento