INTERVISTA A FRANCESCA NICOL PENTASUGLIA
1. QUALI SONO STATE LE TUE
MOTIVAZIONI INTERIORI CHE TI HANNO SPINTO A REALIZZARE TALE SPETTACOLO TEATRALE
DI JEAN COCTEAU?
Vidi la
prima versione teatrale de “Voce Umana” nel 2016 e subito me ne innamorai.
Non ero a conoscenza di questo testo, ma ne capii immediatamente le potenzialità e quanto potesse essere affine alla mia idea artistica.
Ho sempre amato gli
aspetti più profondi, oscuri e viscerali dell’animo umano e forse ancor più,
dei miei personaggi.
Così,
come fosse un richiamo, ho sentito la necessità di realizzare la regia di
questo spettacolo cercando di studiarne l’insospettabile, l’incomprensibile e il
silenzioso.
“La Voce Umana” è un testo che ti permette di sviscerare corpo e parole, di sedimentare emozioni, di stupirti ogni volta.
Lo definiscono “antico” eppure credo abbia una forte valenza e presenza, comprendendone a fondo le sfumature, nella vita di ognuno di noi.
Infine, mette in scena il singolo.
Il
monologo, era al momento, ciò che maggiormente avrei voluto realizzare.
2. NELLO SPETTACOLO IL MEZZO CON CUI
COMUNICA LEI E’ IL TELEFONO. ALLORA FRANCESCA COSA RAPPRESENTA PER TE IL
TELEFONO?
Il telefono è l’elemento cardine dello spettacolo.
Punto di estremo contatto e nel contempo di estrema distanza.
La protagonista dichiara apertamente un rapporto
viscerale con lo stesso, unico punto di riconnessione all’amato.
Può delineare i contorni di una tragedia e a tratti disegnare la bellezza del tempo passato.
Sicuramente è l’elemento di maggiore ambiguità nonostante la sua essenziale valenza pratica nella costruzione registica dello spettacolo.
Potrebbe contenere le risposte della vita del personaggio, ma anche riservare
sorprese inaspettate.
3. CHE CONSIDERAZIONI HAI FRANCESCA
SULL’AMORE CHE VIENE CONCEPITO NEL TESTO DI COCTEAU?
La forma
di amore de “La Voce Umana” è viscerale, a tratti malsana.
La protagonista è completamente dipendente dall’amato ma allo stesso tempo mostra una lucidissima disperazione interiore.
Il tema del doppio risalta fortemente anche nella forma amorosa, a tratti bambinesca, altre volte matura, altre ancora assolutamente incondizionata.
Un’amore consapevole, nei minimi dettagli.
Un’amore
senza regole.
4. CHE RAPPORTO HAI COSTRUITO NEL
TEMPO CON LA COMPAGNIA ABITO IN SCENA?
La compagnia Abito In Scena e in particolar modo il responsabile Leonardo Pietrafesa, sono stati per me un grande supporto sin dall’inizio.
La collaborazione è nata non molto tempo fa ma da subito ha portato ottimi risultati.
La loro professionalità e la condivisione comune di molti aspetti artistici ha fatto sì da poter creare un’ottima sinergia lavorativa e personale.
Devo sicuramente
ringraziarli.
5. QUALI SONO I TUOI PROGETTI FUTURI
FRANCESCA?
Sono certa che il teatro farà parte del mio futuro sotto tutti i suoi aspetti.
Mi piace viverlo a 360 gradi.
Sono in lavorazione nuovi progetti registici, affiancati da tourneè di grande importanza.
Fortunatamente dopo la pandemia il
nostro settore, fortemente colpito, sta ricominciando a vivere di cose belle.
Se guardo
al domani, i traguardi importanti saranno certamente molti!
RINGRAZIO FRANCESCA NICOL PENTASUGLIA PER AVERMI CONCESSO TALE INTERVISTA
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